Intervista di Beatrice Pettena, Roberta Velotti e Aurora Vottarghi
-Come ti chiami?
“Luz Maria Godinez”
-Da dove vieni?
“Città del Messico, Messico”
-Quando sei arrivata in Italia eri da sola?
“No, mia sorella è arrivata prima di me”
-Come sei venuta qua?
“In aereo”
-Perché hai deciso proprio di venire in Italia?
“Mi ha sempre affascinata come paese! Anche quando studiavo sui libri di scuola e vedevo foto
dell’Italia, ne rimanevo immancabilmente affascinata”
-Cosa pensi delle politiche che stanno attuando gli Stati Uniti in materia di immigrazione?
"Come sapete negli Stati Uniti stanno costruendo un muro per dividere gli USA non solo dal Messico ma da tutta l'America latina, forse pensano di poter fermare così il narcotraffico. Ma l'America latina non è solo questo, moltissimi latino-americani hanno lasciato i loro paesi anni fa e ora lavorano negli Stati Uniti svolgendo i lavori più umili.
Non credo sia giusto costruire un muro, di cemento o di filo spinato che sia, per dividere degli stati, ognuno deve avere la possibilità di potersi spostare come vuole".
-E i tuoi parenti rimasti in Messico? Hanno risentito della costruzione di questo muro?
"No, i miei parenti rimasti lì non vivono nella zona di frontiera in cui hanno costruito il muro. Il Messico d'altronde è molto grande, quasi 7 volte l'Italia! Inoltre tutti lavorano, si sono costruiti la loro vita e non hanno intenzione di lasciare il paese."
-Ti vedi spesso con loro?
"In realtà no, andare in Messico richiede un viaggio molto lungo e costoso, molto difficile anche per me che sono, tra l'altro, molto impegnata con mio figlio.
Quest'estate però mia sorella e la sua famiglia sono partiti e sono stati in Messico un mese. È stata una bellissima esperienza anche per i miei nipoti, Matteo e Alessandro, che hanno potuto conoscere i parenti che abbiamo lì e ritrovare quelle che sono le loro radici, conoscere tradizioni, migliorare la lingua...
Ormai io, mia sorella e mio fratello viviamo qui da anni, quasi ci sentiamo un po' italiani ma sappiamo che non lo saremo mai. È giusto mantenere le proprie origini, farle conoscere ai nostri figli italo-messicani, ma è anche importante integrarsi nel nuovo paese, non sarebbe stato giusto portare tutti i nostri usi e le nostre tradizioni anche qui, non ci saremmo mai adattati, così facendo."
-Ti manca anche il cibo messicano?
“Sì moltissimo! Molti pensano che il cibo messicano sia molto forte e piccante, ma non è così, non tutti i piatti sono ricchi di spezie. Qui in Italia avete una cucina che sapete benissimo essere un delle più buone al mondo, ma devo dire che ci sono anche diversi ristoranti etnici come quelli giapponesi, cinesi, thailandesi, messicani... Tuttavia la cucina messicana che troviamo qui in Italia non è come quella che c'è davvero in Messico, è più italianizzata qui.
Quando viene qui nostra madre ci porta spesso del cibo messicano, così da avere la materia prima vera, da usare per i nostri piatti!"
-A te piace cucinare?
"Molto! E non solo cucina messicana! Io e mia sorella Beatriz abbiamo imparato anche a cucinare classici piatti italiani. A lei viene molto bene il ragù, mentre tutti si complimentano per la mia torta al cioccolato."
-Come è stato l'arrivo in Italia? Hai trovato difficoltà ad imparare la lingua?
“Quando sono arrivata in Italia ho frequentato una scuola a Milano, per imparare la lingua. Era bello perché eravamo in tanti, provenienti da posti diversi, tutti in Italia per ragioni diverse; a volte condividevamo il cibo tipico dei paesi dai quali provenivamo.”
-E per il lavoro? È stato difficile?
“Per fortuna quando sono arrivata in Italia non ero sola perché mia sorella è venuta qui prima di me. Lei faceva le pulizie presso una signora e io decisi di seguire il suo esempio. Infatti, nonostante avessi una laurea di assistente sociale, ho iniziato a svolgere lavori più umili e il secondo giorno che ero in Italia già lavoravo.”
-Adesso che lavoro fai?
“Quando ero in Messico, oltre a laurearmi come assistente sociale, ho seguito corsi per massaggiatrice e, poiché che sapevo che, una volta arrivata in Italia, la mia laurea avrebbe perso valore, ho deciso di portare avanti questa professione. Avevo già 30 anni e l’idea di rimettermi a studiare non mi piaceva granché.”
-Ma avresti voluto continuare la professione di assistente sociale anche qui in italia?
“Non mi pento di nulla e mi è piaciuto partire da zero e fare lavori più umili nonostante avessi una laurea. Con questo non voglio negare il fatto che amavo il mio lavoro e si ovviamente avrei voluto continuarlo, ma va bene così.”
-Dal tuo racconto sembrerebbe che non hai avuto nessuna difficoltà
“Sì, devo ammettere che non ho trovato troppe difficoltà. Amo sia l’Italia che gli italiani, mi ero fatta delle aspettative e quello che poi ho trovato qui le ha addirittura superate. Ovviamente ci sono state, e ci sono ancora, persone che mi guardano dall’alto al basso o che mi trattano con sufficienza, ma ho imparato ad ignorarle; ma comunque mi permetto di dire che non sono d’accordo con chi definisce gli italiani razzisti, semmai gli italiani ce l’hanno con coloro che non rispettano le regole e io sono dell’idea che “una volta entrata in casa di altri bisogna rispettare le loro regole”. Solo questo ci permette, a noi stranieri, di integrarci al meglio.”
-Volevamo chiederti cosa ne pensi dei grandi cambiamenti che ha avuto l’Italia, ultimamente, nell'ambito dell’accoglienza. Pensi che prima fosse più facile essere accolti e integrati in Italia, rispetto a questi ultimi anni?
“Nel 1999 non c’era il flusso migratorio di questi ultimi anni, e si veniva in Italia per lavorare. Ora principalmente quelli che vengono dall’Africa fuggono dalla guerra e la maggior parte di loro sono Musulmani, e talvolta hanno una visione diversa della società, con connotazioni maschiliste. C'è diffidenza per questo, magari anche per il fanatismo religioso, mentre prima gli italiani ci accoglievano senza paura, anche per necessità, per esempio per farci fare lavori umili che gli italiani stessi non volevano piu fare. D’altro canto, dal 1999 la politica sull'immigrazione è passata dall'essere decisa solo dallo stato italiano all'essere regolata dalla comunità europea e, in realtà, gli altri paesi europei aiutano ben poco, per quanto riguarda l’accoglienza, l’Italia stessa, la quale affronta ogni anno numerosi sbarchi.
-Pensi che nel corso degli anni questo aumento delle migrazioni in Italia abbia potuto in qualche modo aumentare uno spirito di tipo razzista?
“Il razzismo purtroppo è sempre esistito, la negazione del diverso ancora non è stata sradicata. Una persona che immigra sarà sempre vulnerabile e si fortifica nella misura in cui accetta le regole del paese in cui arriva, e allora forse il razzismo può diminuire. Però sono presenti sfaccettature razziste anche senza motivo, solo per l’apparenza o il colore della pelle. In merito a quest’ultima, gli italiani e gli europei in generale hanno sempre considerato inferiore chi ha la pelle più scura.
-Qui qualcuno, in qualche modo, ti ha mai fatta sentire diversa? Dopo tutti questi anni qui in Italia, c’è qualcosa che ti fa sentire ancora così?
“E’ capitato molte volte, però poi, con il tempo, sono cambiata io, o meglio direi che ho appreso le consuetudini e mi comporto di conseguenza e vengo apprezzata e capita di più da parte degli italiani.”
“Luz Maria Godinez”
-Da dove vieni?
“Città del Messico, Messico”
-Quando sei arrivata in Italia eri da sola?
“No, mia sorella è arrivata prima di me”
-Come sei venuta qua?
“In aereo”
-Perché hai deciso proprio di venire in Italia?
“Mi ha sempre affascinata come paese! Anche quando studiavo sui libri di scuola e vedevo foto
dell’Italia, ne rimanevo immancabilmente affascinata”
-Cosa pensi delle politiche che stanno attuando gli Stati Uniti in materia di immigrazione?
"Come sapete negli Stati Uniti stanno costruendo un muro per dividere gli USA non solo dal Messico ma da tutta l'America latina, forse pensano di poter fermare così il narcotraffico. Ma l'America latina non è solo questo, moltissimi latino-americani hanno lasciato i loro paesi anni fa e ora lavorano negli Stati Uniti svolgendo i lavori più umili.
Non credo sia giusto costruire un muro, di cemento o di filo spinato che sia, per dividere degli stati, ognuno deve avere la possibilità di potersi spostare come vuole".
-E i tuoi parenti rimasti in Messico? Hanno risentito della costruzione di questo muro?
"No, i miei parenti rimasti lì non vivono nella zona di frontiera in cui hanno costruito il muro. Il Messico d'altronde è molto grande, quasi 7 volte l'Italia! Inoltre tutti lavorano, si sono costruiti la loro vita e non hanno intenzione di lasciare il paese."
-Ti vedi spesso con loro?
"In realtà no, andare in Messico richiede un viaggio molto lungo e costoso, molto difficile anche per me che sono, tra l'altro, molto impegnata con mio figlio.
Quest'estate però mia sorella e la sua famiglia sono partiti e sono stati in Messico un mese. È stata una bellissima esperienza anche per i miei nipoti, Matteo e Alessandro, che hanno potuto conoscere i parenti che abbiamo lì e ritrovare quelle che sono le loro radici, conoscere tradizioni, migliorare la lingua...
Ormai io, mia sorella e mio fratello viviamo qui da anni, quasi ci sentiamo un po' italiani ma sappiamo che non lo saremo mai. È giusto mantenere le proprie origini, farle conoscere ai nostri figli italo-messicani, ma è anche importante integrarsi nel nuovo paese, non sarebbe stato giusto portare tutti i nostri usi e le nostre tradizioni anche qui, non ci saremmo mai adattati, così facendo."
-Ti manca anche il cibo messicano?
“Sì moltissimo! Molti pensano che il cibo messicano sia molto forte e piccante, ma non è così, non tutti i piatti sono ricchi di spezie. Qui in Italia avete una cucina che sapete benissimo essere un delle più buone al mondo, ma devo dire che ci sono anche diversi ristoranti etnici come quelli giapponesi, cinesi, thailandesi, messicani... Tuttavia la cucina messicana che troviamo qui in Italia non è come quella che c'è davvero in Messico, è più italianizzata qui.
Quando viene qui nostra madre ci porta spesso del cibo messicano, così da avere la materia prima vera, da usare per i nostri piatti!"
-A te piace cucinare?
"Molto! E non solo cucina messicana! Io e mia sorella Beatriz abbiamo imparato anche a cucinare classici piatti italiani. A lei viene molto bene il ragù, mentre tutti si complimentano per la mia torta al cioccolato."
-Come è stato l'arrivo in Italia? Hai trovato difficoltà ad imparare la lingua?
“Quando sono arrivata in Italia ho frequentato una scuola a Milano, per imparare la lingua. Era bello perché eravamo in tanti, provenienti da posti diversi, tutti in Italia per ragioni diverse; a volte condividevamo il cibo tipico dei paesi dai quali provenivamo.”
-E per il lavoro? È stato difficile?
“Per fortuna quando sono arrivata in Italia non ero sola perché mia sorella è venuta qui prima di me. Lei faceva le pulizie presso una signora e io decisi di seguire il suo esempio. Infatti, nonostante avessi una laurea di assistente sociale, ho iniziato a svolgere lavori più umili e il secondo giorno che ero in Italia già lavoravo.”
-Adesso che lavoro fai?
“Quando ero in Messico, oltre a laurearmi come assistente sociale, ho seguito corsi per massaggiatrice e, poiché che sapevo che, una volta arrivata in Italia, la mia laurea avrebbe perso valore, ho deciso di portare avanti questa professione. Avevo già 30 anni e l’idea di rimettermi a studiare non mi piaceva granché.”
-Ma avresti voluto continuare la professione di assistente sociale anche qui in italia?
“Non mi pento di nulla e mi è piaciuto partire da zero e fare lavori più umili nonostante avessi una laurea. Con questo non voglio negare il fatto che amavo il mio lavoro e si ovviamente avrei voluto continuarlo, ma va bene così.”
-Dal tuo racconto sembrerebbe che non hai avuto nessuna difficoltà
“Sì, devo ammettere che non ho trovato troppe difficoltà. Amo sia l’Italia che gli italiani, mi ero fatta delle aspettative e quello che poi ho trovato qui le ha addirittura superate. Ovviamente ci sono state, e ci sono ancora, persone che mi guardano dall’alto al basso o che mi trattano con sufficienza, ma ho imparato ad ignorarle; ma comunque mi permetto di dire che non sono d’accordo con chi definisce gli italiani razzisti, semmai gli italiani ce l’hanno con coloro che non rispettano le regole e io sono dell’idea che “una volta entrata in casa di altri bisogna rispettare le loro regole”. Solo questo ci permette, a noi stranieri, di integrarci al meglio.”
-Volevamo chiederti cosa ne pensi dei grandi cambiamenti che ha avuto l’Italia, ultimamente, nell'ambito dell’accoglienza. Pensi che prima fosse più facile essere accolti e integrati in Italia, rispetto a questi ultimi anni?
“Nel 1999 non c’era il flusso migratorio di questi ultimi anni, e si veniva in Italia per lavorare. Ora principalmente quelli che vengono dall’Africa fuggono dalla guerra e la maggior parte di loro sono Musulmani, e talvolta hanno una visione diversa della società, con connotazioni maschiliste. C'è diffidenza per questo, magari anche per il fanatismo religioso, mentre prima gli italiani ci accoglievano senza paura, anche per necessità, per esempio per farci fare lavori umili che gli italiani stessi non volevano piu fare. D’altro canto, dal 1999 la politica sull'immigrazione è passata dall'essere decisa solo dallo stato italiano all'essere regolata dalla comunità europea e, in realtà, gli altri paesi europei aiutano ben poco, per quanto riguarda l’accoglienza, l’Italia stessa, la quale affronta ogni anno numerosi sbarchi.
-Pensi che nel corso degli anni questo aumento delle migrazioni in Italia abbia potuto in qualche modo aumentare uno spirito di tipo razzista?
“Il razzismo purtroppo è sempre esistito, la negazione del diverso ancora non è stata sradicata. Una persona che immigra sarà sempre vulnerabile e si fortifica nella misura in cui accetta le regole del paese in cui arriva, e allora forse il razzismo può diminuire. Però sono presenti sfaccettature razziste anche senza motivo, solo per l’apparenza o il colore della pelle. In merito a quest’ultima, gli italiani e gli europei in generale hanno sempre considerato inferiore chi ha la pelle più scura.
-Qui qualcuno, in qualche modo, ti ha mai fatta sentire diversa? Dopo tutti questi anni qui in Italia, c’è qualcosa che ti fa sentire ancora così?
“E’ capitato molte volte, però poi, con il tempo, sono cambiata io, o meglio direi che ho appreso le consuetudini e mi comporto di conseguenza e vengo apprezzata e capita di più da parte degli italiani.”