Intervista di Claudia Diotti, Aurora Malberti e Rebecca Marulli
-Presentati.
Mi chiamo Song Yuna e ho 26 anni. Vengo dalla Corea del Sud.
-Da quanto sei in Italia?
Adesso sono quasi 2 anni.
-Perché hai scelto proprio l’Italia?
Perché studio canto lirico e l’Italia è la patria della musica lirica.
-L’Italia è stata la tua prima scelta?
Volevo andare anche in America ma alla fine ho scelto l’Italia.
-Perché proprio la città di Milano?
Perché conoscevo dei miei connazionali che vivevano già qui e quindi potevo avere un aiuto. Ho anche visitato altre città italiane per vacanza.
-Come sei venuta qui? Hai richiesto il visto in Italia o in Corea?
Sono arrivata in aereo. Ho richiesto il visto in Corea e il permesso di soggiorno per studi qui in Italia. Devo rinnovarlo ogni anno.
-Se tu dovessi decidere di rimanere a vivere qui potresti convertire il tuo permesso in un permesso di lavoro?
Potrei farlo ma è difficile, anche perché in Italia è difficile trovare lavoro, soprattutto se si è stranieri.
-Cosa studi?
Studio opera Lirica al Conservatorio di Milano.
-Nonostante la difficoltà, sei riuscita comunque a trovare qualche piccolo lavoro?
Insegno coreano a chi vuole tramite un’associazione italiana.
-Torni spesso in Corea del Sud?
Sono tornata l’ultima volta la scorsa Pasqua.
-Vuoi tornare a vivere in Corea?
Inizialmente non avrei voluto ma in questi giorni ci sto pensando perché ho avuto problemi con gli insegnanti di Milano.
-Quando sei arrivata qui sapevi già l’italiano oppure l’hai imparato in Italia?
Ho seguito due lezioni in università in Corea ma arrivata qui sapevo dire solo “ciao, il mio nome è Yuna”. Ho partecipato qui a Milano a delle lezioni di lingua per tre mesi presso la scuola di italiano per stranieri “Dante Alighieri”. Ancora adesso (avevo cominciato già in Corea) guardo Peppa Pig in italiano per migliorare la pronuncia.
-Come ti sei è trovata con le persone qui in Italia? Ti sei sentita accolta?
Dipende dalle persone: alcune sono buone, altre cattive ma è così anche in Corea.
-Hai fatto amicizie qui?
Ho soltanto un’amica italiana qui a Milano. L’ho conosciuta su Hello Talk.
-Cosa pensi dell’Italia?
Mi piacciono la natura e la cultura. Ci sono anche cattivi aspetti, per esempio: quando succede qualcosa voi italiani non volete risolverlo e cercate sempre qualcuno su cui riversare le colpe, qualcuno a cui dire “pensaci tu”. Noi coreani invece lavoriamo insieme per risolverlo.
-Ti senti coreana, italiana o entrambe le cose?
Entrambe: in Corea la cultura e la società ci impongono di lavorare molto duramente perché dobbiamo arrivare al successo il prima possibile. Questo fatto non mi piace, mi dà fastidio. Prendo da entrambe le culture gli aspetti che preferisco.
-Cosa ti piace della Corea che non c’è in Italia?
Come ho già detto prima, quando abbiamo un problema ci mettiamo tutti in gioco per risolverlo. In Corea le amicizie sono molto solide e forti mentre in Italia tutte le persone esteriormente sembrano molto amichevoli, ma in realtà le relazioni sembrano meno vere e sentite.
-Cosa ti piace dell’Italia che non c’è in Corea?
La libertà e la leggerezza delle persone, che non sono stressate al contrario della Corea.
-Hai parlato di libertà; puoi farci un esempio?
Ad esempio: in Corea quando si comincia una qualsiasi cosa, come fare la cantante, bisogna per forza continuarla e portarla a termine nel migliore dei modi. In Italia non esiste questo limite, cambiare strada è molto più facile.
-In Corea studiavi?
Sì studiavo, lavoravo anche nel coro del Comune e insegnavo musica.
-Cosa vedi nel tuo futuro? Dove ti vedi?
Sicuramente il canto, la musica lirica; non so se in Italia, in Corea o in un altro paese ancora, mi piace l’idea di girare un po’ il mondo.
-Hai mai subito episodi di razzismo?
Sì, a volte. Penso che alcune cose che mi siano state dette gli italiani non le percepiscano come insulti ma per noi orientali lo sono. Per esempio, anche in conservatorio, qualcuno, per gioco, mi dice “ni hao” (“ciao” in cinese). Questo è terribile per noi coreani. Noi non siamo cinesi!
-Vuoi raccontarci altro di te e del tuo paese?
Io sono cattolica. In Corea la maggior parte degli abitanti sono cattolici ma questa non è la religione di stato. C’è completa libertà di culto: ci sono anche protestanti e buddhisti di varie sette.
Mi chiamo Song Yuna e ho 26 anni. Vengo dalla Corea del Sud.
-Da quanto sei in Italia?
Adesso sono quasi 2 anni.
-Perché hai scelto proprio l’Italia?
Perché studio canto lirico e l’Italia è la patria della musica lirica.
-L’Italia è stata la tua prima scelta?
Volevo andare anche in America ma alla fine ho scelto l’Italia.
-Perché proprio la città di Milano?
Perché conoscevo dei miei connazionali che vivevano già qui e quindi potevo avere un aiuto. Ho anche visitato altre città italiane per vacanza.
-Come sei venuta qui? Hai richiesto il visto in Italia o in Corea?
Sono arrivata in aereo. Ho richiesto il visto in Corea e il permesso di soggiorno per studi qui in Italia. Devo rinnovarlo ogni anno.
-Se tu dovessi decidere di rimanere a vivere qui potresti convertire il tuo permesso in un permesso di lavoro?
Potrei farlo ma è difficile, anche perché in Italia è difficile trovare lavoro, soprattutto se si è stranieri.
-Cosa studi?
Studio opera Lirica al Conservatorio di Milano.
-Nonostante la difficoltà, sei riuscita comunque a trovare qualche piccolo lavoro?
Insegno coreano a chi vuole tramite un’associazione italiana.
-Torni spesso in Corea del Sud?
Sono tornata l’ultima volta la scorsa Pasqua.
-Vuoi tornare a vivere in Corea?
Inizialmente non avrei voluto ma in questi giorni ci sto pensando perché ho avuto problemi con gli insegnanti di Milano.
-Quando sei arrivata qui sapevi già l’italiano oppure l’hai imparato in Italia?
Ho seguito due lezioni in università in Corea ma arrivata qui sapevo dire solo “ciao, il mio nome è Yuna”. Ho partecipato qui a Milano a delle lezioni di lingua per tre mesi presso la scuola di italiano per stranieri “Dante Alighieri”. Ancora adesso (avevo cominciato già in Corea) guardo Peppa Pig in italiano per migliorare la pronuncia.
-Come ti sei è trovata con le persone qui in Italia? Ti sei sentita accolta?
Dipende dalle persone: alcune sono buone, altre cattive ma è così anche in Corea.
-Hai fatto amicizie qui?
Ho soltanto un’amica italiana qui a Milano. L’ho conosciuta su Hello Talk.
-Cosa pensi dell’Italia?
Mi piacciono la natura e la cultura. Ci sono anche cattivi aspetti, per esempio: quando succede qualcosa voi italiani non volete risolverlo e cercate sempre qualcuno su cui riversare le colpe, qualcuno a cui dire “pensaci tu”. Noi coreani invece lavoriamo insieme per risolverlo.
-Ti senti coreana, italiana o entrambe le cose?
Entrambe: in Corea la cultura e la società ci impongono di lavorare molto duramente perché dobbiamo arrivare al successo il prima possibile. Questo fatto non mi piace, mi dà fastidio. Prendo da entrambe le culture gli aspetti che preferisco.
-Cosa ti piace della Corea che non c’è in Italia?
Come ho già detto prima, quando abbiamo un problema ci mettiamo tutti in gioco per risolverlo. In Corea le amicizie sono molto solide e forti mentre in Italia tutte le persone esteriormente sembrano molto amichevoli, ma in realtà le relazioni sembrano meno vere e sentite.
-Cosa ti piace dell’Italia che non c’è in Corea?
La libertà e la leggerezza delle persone, che non sono stressate al contrario della Corea.
-Hai parlato di libertà; puoi farci un esempio?
Ad esempio: in Corea quando si comincia una qualsiasi cosa, come fare la cantante, bisogna per forza continuarla e portarla a termine nel migliore dei modi. In Italia non esiste questo limite, cambiare strada è molto più facile.
-In Corea studiavi?
Sì studiavo, lavoravo anche nel coro del Comune e insegnavo musica.
-Cosa vedi nel tuo futuro? Dove ti vedi?
Sicuramente il canto, la musica lirica; non so se in Italia, in Corea o in un altro paese ancora, mi piace l’idea di girare un po’ il mondo.
-Hai mai subito episodi di razzismo?
Sì, a volte. Penso che alcune cose che mi siano state dette gli italiani non le percepiscano come insulti ma per noi orientali lo sono. Per esempio, anche in conservatorio, qualcuno, per gioco, mi dice “ni hao” (“ciao” in cinese). Questo è terribile per noi coreani. Noi non siamo cinesi!
-Vuoi raccontarci altro di te e del tuo paese?
Io sono cattolica. In Corea la maggior parte degli abitanti sono cattolici ma questa non è la religione di stato. C’è completa libertà di culto: ci sono anche protestanti e buddhisti di varie sette.