Intervista di
Deborah Besana, Emanuela Pauletto e Silvia Ricciardi
COME TI CHIAMI?
Mi chiamo Nimal.
DA DOVE VIENI?
Dallo Sri Lanka.
QUANTI ANNI HAI?
42 anni
HAI UNA FAMIGLIA?
Si, sono sposato e ho una figlia di 3 anni, abitano qui con me.
PERCHE' SEI VENUTO IN ITALIA?
Nel mio paese c'è la guerra e nel 2004 i ribelli hanno cercato una soluzione politica per risolvere la situazione. Avevo paura che arrivasse la crisi economica e industriale e quindi ho pensato di andare all'estero per cercare lavoro. Cosi, ho parlato con mio fratello e lui mi ha aiutato a trovare un modo per arrivare in Italia.
COME SEI ARRIVATO IN ITALIA?
Nel 2005 sono partito dallo Sri Lanka paganado un visto turistico di 10 giorni per la Svizzera. Qui ho vissuto con una famiglia sconosciuta di Srilankesi che appartenevano alla comunità Tamil. Poi ho comprato un biglietto che mi consentiva di spostarmi per la Svizzera solo per 7 giorni dopo di che sarei dovuto tornare nel mio paese. Alla scadenza dei 7 giorni non avevo ancora trovato un modo per venire in Italia, perciò sono andato in agenzia di viaggio e ho fatto credere di stare male e quindi di non poter partire, così mi hanno cambiato il biglietto e sono poi riusicto a trovare una persona disposta a portarmi in Italia, in cambio di 500 euro. Sono salito sul treno a Zurigo e ho viaggiato per 3 ore con una persona che non conoscevo che però parlava la mia lingua. Scesi dal treno, mi ha accompagnato in un luogo isolato dove sono salito su una macchina con un'altra persona. Dopo un viaggio tra montagne e stradine siamo arrivati in un campo dove ci stava aspettando un'altra persona. Faceva molto freddo. Era il 17 gennaio.
Sono andato con questa persona e, a piedi, abbiamo attraversato la frontiera fino ad arrivare a un paesino in cui sono salito su un taxi che mi ha portato alla stazione di Como. Qui ho ritrovato la persona che mi aveva accompagnato all'inizio del mio viaggio, che mi ha ridato il mio bagaglio e il mio passaporto, consigliandomi di tenerlo nascosto (nelle mutande o in tasca) per non farmi riconoscere dai poliziotti, che altrimenti mi avrebbero rimandato in Svizzera. Mi ha anche suggerito di andare in un bar facendo finta di giocare alla slot machine per non farmi notare dai poliziotti. Dovevo aspettare il treno delle 22. Avevo paura di poter essere preso dagli agenti che mi avrebbero rimandato nel mio paese, soprattutto quando ho comprato il biglietto da un signore vestito in modo molto elegante (il controllore), con i 20 euro che mi aveva dato lo sconosciuto e dicendo solamente “Milano”. Anche dopo esser salito sul treno non mi sono seduto ma sono rimasto in piedi per paura di essere cacciato dal controllore, ma per fortuna non ho incontrato nessuno. L’accompagnatore mi diceva man mano chi chiamare e cosa fare, io non sapevo nulla, ero come un burattino.
Arrivato a Milano mi è venuta incontro un'altra persona con cui mi ero messo in contatto quando ero a Como, ma che non avevo mai visto. A Milano sono poi rimasto per un anno, lavorando part-time, ad esempio facendo le pulizie. Ho anche potuto conoscere altre persone che venivano come me dallo Sri Lanka.
Nel febbraio del 2006 ho cominciato un nuovo lavoro come domestico a Lissone, grazie al decreto Flussi (ogni anno l’Italia emanava questo decreto nel quale era riportato il numero di immigrati lavoratori che le necessitavano e a quali regioni erano destinati, l’ultimo venne fatto nel 2006, ora ci sono solo per lavoratori stagionali).
QUANDO HAI DECISO DI LASCIARE LO SRI LANKA, HAI SUBITO PENSATO ALL'ITALIA?
No, io lavoravo in una azienda tessile e avevo pensato di andare a cercare lavoro in un paese arabo, invece mio fratello mi ha detto di venire in Italia perché avrei avuto più possibilità di trovare lavoro
TUO FRATELLO È QUI IN ITALIA?
No, lui è ancora in Sri Lanka, non aveva bisogno di andarsene. Viene a trovarmi qualche volta perché lavora con un avvocato negli uffici dell'immigrazione. Grazie a questo suo impiego, lui aveva le informazioni e conoscenze per guidarmi nel mio viaggio.
COSA È SUCCESSO NEL 2006?
Il decreto Fussi permetteva di far arrivare in Italia per lavoro stranieri che non fossero già qui ma ancora nel loro paese. Io però ero in Italia e quindi non potevo usufruirne. Ma, dato che volevo continuare a lavorare come domestico della famiglia presso cui ero in quel periodo, ho fatto richiesta per essere accettato e l’anno seguente, per essere in regola con la legge, sono dovuto tornare nel mio paese con una fotocopia del passaporto per il nullaosta del decreto Fussi. In pratica, per continuare il mio lavoro sono dovuto tornare in Sri Lanka, nel maggio del 2007. Però c’era un problema riguardo al passaporto, venivo dall’Italia ma non ce n’era il timbro, solo quello svizzero, quindi avrebbero indagato su come fossi entrato e avrebbero scoperto che non avevo i vari permessi e documenti. Perciò ho fatto richiesta alla mia ambasciata, che mi ha dato un passaporto con il quale potevo compiere il mio viaggio. Molti miei amici mi hanno detto di non portare il mio visto e i miei documenti all’aeroporto di Malpensa, dal quale sarei partito, perché facevano molti controlli agli immigrati. Infatti così è stato: quando sono arrivato a Malpensa, alla dogana, mi hanno controllato il passaporto e mi hanno chiesto perché andassi via. Io non ero sposato ma gli ho detto di esserlo e di avere una figlia. Avevo paura ma il signore della dogana era molto gentile. Mi ha chiesto se nel mio paese ci fosse la guerra e se in Italia non avessi trovato nessuno che mi potesse aiutare. Superato questo colloquio, sono riuscito a compiere il viaggio e ad arrivare all’aeroporto del mio paese, lì mi hanno controllato i documenti e mi hanno chiesto come avessi fatto ad andare in Italia. Io feci credere di aver perso il mio passaporto che riportava i miei spostamenti, altrimenti mi avrebbero riportato in Svizzera, dato che possedevo solo quel visto. Per poter rientrare nel mio paese e non essere imprigionato mi sono anche inventato di avere amici mafiosi in Italia, che sarebbero stati pronti ad aiutarmi. Dopo un mese ho potuto prendere un nuovo passaporto e alla fine del 2007 sono finalmente ritornato in Italia con il documento valido. Una volta tornato però, nel luogo in cui lavoravo non avevano più bisogno di me, ma mi hanno aiutato proponendomi un nuovo lavoro, sempre come domestico. Nel 2008 ho iniziato questo lavoro a Seregno, che prosegue tutt'ora. Nel 2010 sono tornato nello Sri Lanka per sposare mia moglie, nel 2013 anche lei è venuta a vivere qui; prima andavo a trovarla una volta all'anno. Nel 2015 abbiamo avuto una figlia.
È STATO DIFFICILE IMPARARE L'ITALIANO?
Si, perché è una lingua molto diversa dalla mia e non la conoscevo prima. Per imparare, inizialmente, ho frequentato una scuola a Milano, ma quando ho trovato lavoro a Seregno ho iniziato a frequentare questa scuola che ancora frequento.
IN FUTURO TI PIACEREBBE VISITARE QUALCHE ALTRO PAESE?
Dipende dall’andamento del mio lavoro e dal futuro di mia figlia. Se il lavoro proseguirà bene qui, penso rimarrò in Italia, sarebbe difficile per me e per la mia famiglia andare in un nuovo paese e imparare una nuova lingua. Però non posso dire con certezza se rimarrò per sempre in Italia o se andrò all’estero.
VORRESTI RICHIEDERE LA CITTADINANZA ITALIANA?
La chiederei ma è una cosa molto difficile e lunga, magari in futuro ci penserò.
IN ITALIA TI SENTI BEN ACCOLTO OPPURE PERCEPISCI UN PO' Di OSTILITA'? Da un lato mi sento ben accolto, in quanto ho visitato molti paesi dell’Italia per i miei lavori e spesso sono stato accolto bene, dall'altro ci sono state persone che mi hanno trattato con maleducazione e scortesia.
Una sera ero in un porto in Sardegna e mi si è avvicinata una macchina della polizia. Il comandante mi ha chiesto perché fossi lì e se avessi i documenti. Io gli ho spiegato che ero con il mio "padrone". In seguito a questa mia spiegazione, mi ha chiesto se fossi un cane o un umano perché solo i cani hanno i padroni. Io gli ho risposto che sono un umano e lui mi ha raccomandato di chiamare "capo" e non "padrone" il mio datore di lavoro.
Un altro episodio che ricordo è legato al momento in cui mia moglie doveva partorire: molte persone ci hanno aiutato, ci hanno anche accompagnato in ospedale, dato che non ho la macchina, e sono stati molto gentili con noi.
Io penso che, finché mi comporterò bene con gli altri, essi ricambieranno trattandomi allo stesso modo.
TI MANCA QUALCOSA DEL TUO PAESE?
Quando ero qui da solo mi mancava mia moglie, ma ora non sento grandi mancanze. Inizialmente ero abituato al cibo molto piccante e speziato, ma ora mi piace molto la cucina italiana.
Mi chiamo Nimal.
DA DOVE VIENI?
Dallo Sri Lanka.
QUANTI ANNI HAI?
42 anni
HAI UNA FAMIGLIA?
Si, sono sposato e ho una figlia di 3 anni, abitano qui con me.
PERCHE' SEI VENUTO IN ITALIA?
Nel mio paese c'è la guerra e nel 2004 i ribelli hanno cercato una soluzione politica per risolvere la situazione. Avevo paura che arrivasse la crisi economica e industriale e quindi ho pensato di andare all'estero per cercare lavoro. Cosi, ho parlato con mio fratello e lui mi ha aiutato a trovare un modo per arrivare in Italia.
COME SEI ARRIVATO IN ITALIA?
Nel 2005 sono partito dallo Sri Lanka paganado un visto turistico di 10 giorni per la Svizzera. Qui ho vissuto con una famiglia sconosciuta di Srilankesi che appartenevano alla comunità Tamil. Poi ho comprato un biglietto che mi consentiva di spostarmi per la Svizzera solo per 7 giorni dopo di che sarei dovuto tornare nel mio paese. Alla scadenza dei 7 giorni non avevo ancora trovato un modo per venire in Italia, perciò sono andato in agenzia di viaggio e ho fatto credere di stare male e quindi di non poter partire, così mi hanno cambiato il biglietto e sono poi riusicto a trovare una persona disposta a portarmi in Italia, in cambio di 500 euro. Sono salito sul treno a Zurigo e ho viaggiato per 3 ore con una persona che non conoscevo che però parlava la mia lingua. Scesi dal treno, mi ha accompagnato in un luogo isolato dove sono salito su una macchina con un'altra persona. Dopo un viaggio tra montagne e stradine siamo arrivati in un campo dove ci stava aspettando un'altra persona. Faceva molto freddo. Era il 17 gennaio.
Sono andato con questa persona e, a piedi, abbiamo attraversato la frontiera fino ad arrivare a un paesino in cui sono salito su un taxi che mi ha portato alla stazione di Como. Qui ho ritrovato la persona che mi aveva accompagnato all'inizio del mio viaggio, che mi ha ridato il mio bagaglio e il mio passaporto, consigliandomi di tenerlo nascosto (nelle mutande o in tasca) per non farmi riconoscere dai poliziotti, che altrimenti mi avrebbero rimandato in Svizzera. Mi ha anche suggerito di andare in un bar facendo finta di giocare alla slot machine per non farmi notare dai poliziotti. Dovevo aspettare il treno delle 22. Avevo paura di poter essere preso dagli agenti che mi avrebbero rimandato nel mio paese, soprattutto quando ho comprato il biglietto da un signore vestito in modo molto elegante (il controllore), con i 20 euro che mi aveva dato lo sconosciuto e dicendo solamente “Milano”. Anche dopo esser salito sul treno non mi sono seduto ma sono rimasto in piedi per paura di essere cacciato dal controllore, ma per fortuna non ho incontrato nessuno. L’accompagnatore mi diceva man mano chi chiamare e cosa fare, io non sapevo nulla, ero come un burattino.
Arrivato a Milano mi è venuta incontro un'altra persona con cui mi ero messo in contatto quando ero a Como, ma che non avevo mai visto. A Milano sono poi rimasto per un anno, lavorando part-time, ad esempio facendo le pulizie. Ho anche potuto conoscere altre persone che venivano come me dallo Sri Lanka.
Nel febbraio del 2006 ho cominciato un nuovo lavoro come domestico a Lissone, grazie al decreto Flussi (ogni anno l’Italia emanava questo decreto nel quale era riportato il numero di immigrati lavoratori che le necessitavano e a quali regioni erano destinati, l’ultimo venne fatto nel 2006, ora ci sono solo per lavoratori stagionali).
QUANDO HAI DECISO DI LASCIARE LO SRI LANKA, HAI SUBITO PENSATO ALL'ITALIA?
No, io lavoravo in una azienda tessile e avevo pensato di andare a cercare lavoro in un paese arabo, invece mio fratello mi ha detto di venire in Italia perché avrei avuto più possibilità di trovare lavoro
TUO FRATELLO È QUI IN ITALIA?
No, lui è ancora in Sri Lanka, non aveva bisogno di andarsene. Viene a trovarmi qualche volta perché lavora con un avvocato negli uffici dell'immigrazione. Grazie a questo suo impiego, lui aveva le informazioni e conoscenze per guidarmi nel mio viaggio.
COSA È SUCCESSO NEL 2006?
Il decreto Fussi permetteva di far arrivare in Italia per lavoro stranieri che non fossero già qui ma ancora nel loro paese. Io però ero in Italia e quindi non potevo usufruirne. Ma, dato che volevo continuare a lavorare come domestico della famiglia presso cui ero in quel periodo, ho fatto richiesta per essere accettato e l’anno seguente, per essere in regola con la legge, sono dovuto tornare nel mio paese con una fotocopia del passaporto per il nullaosta del decreto Fussi. In pratica, per continuare il mio lavoro sono dovuto tornare in Sri Lanka, nel maggio del 2007. Però c’era un problema riguardo al passaporto, venivo dall’Italia ma non ce n’era il timbro, solo quello svizzero, quindi avrebbero indagato su come fossi entrato e avrebbero scoperto che non avevo i vari permessi e documenti. Perciò ho fatto richiesta alla mia ambasciata, che mi ha dato un passaporto con il quale potevo compiere il mio viaggio. Molti miei amici mi hanno detto di non portare il mio visto e i miei documenti all’aeroporto di Malpensa, dal quale sarei partito, perché facevano molti controlli agli immigrati. Infatti così è stato: quando sono arrivato a Malpensa, alla dogana, mi hanno controllato il passaporto e mi hanno chiesto perché andassi via. Io non ero sposato ma gli ho detto di esserlo e di avere una figlia. Avevo paura ma il signore della dogana era molto gentile. Mi ha chiesto se nel mio paese ci fosse la guerra e se in Italia non avessi trovato nessuno che mi potesse aiutare. Superato questo colloquio, sono riuscito a compiere il viaggio e ad arrivare all’aeroporto del mio paese, lì mi hanno controllato i documenti e mi hanno chiesto come avessi fatto ad andare in Italia. Io feci credere di aver perso il mio passaporto che riportava i miei spostamenti, altrimenti mi avrebbero riportato in Svizzera, dato che possedevo solo quel visto. Per poter rientrare nel mio paese e non essere imprigionato mi sono anche inventato di avere amici mafiosi in Italia, che sarebbero stati pronti ad aiutarmi. Dopo un mese ho potuto prendere un nuovo passaporto e alla fine del 2007 sono finalmente ritornato in Italia con il documento valido. Una volta tornato però, nel luogo in cui lavoravo non avevano più bisogno di me, ma mi hanno aiutato proponendomi un nuovo lavoro, sempre come domestico. Nel 2008 ho iniziato questo lavoro a Seregno, che prosegue tutt'ora. Nel 2010 sono tornato nello Sri Lanka per sposare mia moglie, nel 2013 anche lei è venuta a vivere qui; prima andavo a trovarla una volta all'anno. Nel 2015 abbiamo avuto una figlia.
È STATO DIFFICILE IMPARARE L'ITALIANO?
Si, perché è una lingua molto diversa dalla mia e non la conoscevo prima. Per imparare, inizialmente, ho frequentato una scuola a Milano, ma quando ho trovato lavoro a Seregno ho iniziato a frequentare questa scuola che ancora frequento.
IN FUTURO TI PIACEREBBE VISITARE QUALCHE ALTRO PAESE?
Dipende dall’andamento del mio lavoro e dal futuro di mia figlia. Se il lavoro proseguirà bene qui, penso rimarrò in Italia, sarebbe difficile per me e per la mia famiglia andare in un nuovo paese e imparare una nuova lingua. Però non posso dire con certezza se rimarrò per sempre in Italia o se andrò all’estero.
VORRESTI RICHIEDERE LA CITTADINANZA ITALIANA?
La chiederei ma è una cosa molto difficile e lunga, magari in futuro ci penserò.
IN ITALIA TI SENTI BEN ACCOLTO OPPURE PERCEPISCI UN PO' Di OSTILITA'? Da un lato mi sento ben accolto, in quanto ho visitato molti paesi dell’Italia per i miei lavori e spesso sono stato accolto bene, dall'altro ci sono state persone che mi hanno trattato con maleducazione e scortesia.
Una sera ero in un porto in Sardegna e mi si è avvicinata una macchina della polizia. Il comandante mi ha chiesto perché fossi lì e se avessi i documenti. Io gli ho spiegato che ero con il mio "padrone". In seguito a questa mia spiegazione, mi ha chiesto se fossi un cane o un umano perché solo i cani hanno i padroni. Io gli ho risposto che sono un umano e lui mi ha raccomandato di chiamare "capo" e non "padrone" il mio datore di lavoro.
Un altro episodio che ricordo è legato al momento in cui mia moglie doveva partorire: molte persone ci hanno aiutato, ci hanno anche accompagnato in ospedale, dato che non ho la macchina, e sono stati molto gentili con noi.
Io penso che, finché mi comporterò bene con gli altri, essi ricambieranno trattandomi allo stesso modo.
TI MANCA QUALCOSA DEL TUO PAESE?
Quando ero qui da solo mi mancava mia moglie, ma ora non sento grandi mancanze. Inizialmente ero abituato al cibo molto piccante e speziato, ma ora mi piace molto la cucina italiana.