Intervista di Noemi Bruno, Letizia Caspani e Gaia Zanotta
Da dove vieni?
Vengo dall'Ucraina
Quando sei nato?
Sono nato il 6 novembre 1998
Vai a scuola o lavori?
Faccio entrambe le cose. Lavoro come barista e inoltre frequento il serale presso l'IPSIA di Lissone, faccio economia aziendale.
Da quanto tempo sei in Italia? Quali motivi hanno spinto te e la tua famiglia a lasciare l'Ucraina?
Sono in Italia da quando avevo 5 anni, fui costretto a lasciare l'Ucraina per poter stare con mia madre dopo la morte di mio padre e di mia sorella. Mia madre, quando io avevo 5 anni, viveva già in Italia per motivi lavorativi, mentre io, mio padre e mia sorella vivevamo ancora in Ucraina. Un pomeriggio, mentre giocavo a calcio, a bordo campo c'erano mio padre e mia sorella che mi osservavano. Una macchina piena di uomini ubriachi li investì e entrambi morirono sul colpo. Da quel momento fui costretto a seguire mia madre in Italia.
Come hai vissuto la partenza?
Quando sono partito ho pianto tanto, ho dovuto lasciare tutti i miei amici e parenti, mi è dispiaciuto molto.
Che rapporto avevi con tua madre, dopo l'accaduto? E adesso?
Durante la mia infanzia non ho avuto una figura materna fissa di riferimento, visto che mia mamma era già in Italia. Con lei non ho mai avuto un rapporto stretto, e non ce l'ho neanche oggi, anche se tra di noi c'è sempre il rispetto.
Con chi vivi qui in Italia oltre a tua mamma?
Vivo insieme al suo compagno e a loro figlio.
Qual è il rapporto con il compagno di tua madre e con il tuo fratellastro?
Il rapporto con il mio patrigno non è stato semplice, ho dovuto accettare una figura maschile molto lontana dalle mie abitudini, ed essendo stato costretto a parlare solo l'italiano ho dimenticato gran parte della mia lingua d'origine. Con il mio fratellastro ho un rapporto particolare, perché a mio parere è viziato. Ho avuto molte discussioni in famiglia circa la sua educazione.
Oltre alla lingua hai perso anche le tradizioni del tuo paese d'origine?
Le tradizioni abbiamo cercato di mantenerle e di farle convivere con quelle cattoliche e italiane. Ad esempio io e mia madre, essendo ortodossi, festeggiamo il Natale il 6 gennaio, oltre che il 25 dicembre, e cuciniamo i nostri piatti tipici come il pollo in gelatina.
Come hai reagito al cambiamento culinario?
Su questo versante, non ho avuto difficoltà! Sia il cibo italiano sia quello ucraino sono molto buoni e non ho fatto fatica ad abituarmi.
In quali ambiti hai fatto fatica ad abituarti ai cambiamenti e perché?
Ho fatto molta fatica ad ambientarmi a scuola e ad approcciare la lingua italiana, per via dei numerosi tempi verbali e del diverso alfabeto, che presenta solo poche lettere uguali a quello che conoscevo io e con suoni completamente diversi.
Gli altri bambini spesso mi prendevano in giro perché arrivavo da lontano e non parlavo
correttamente.
Il tuo corso di studi è stato regolare? E la scuola ti ha aiutato a socializzare in qualche modo?
Ho frequentato due volte la prima elementare, la prima volta in Ucraina e la seconda Italia,
e ho trovato una grande differenza.
In Ucraina dovevo avere i capelli molto corti e indossare sempre la divisa. Lì, per chi trasgrediva alle regole, la punizione era la frusta.
Qui in Italia mi sono trovato bene con la scuola, sia alle elementari che alle medie, e non ho mai avuto difficoltà se non inizialmente. Però, come ho detto, venivo spesso preso in giro, anche perché avevo una famiglia diversa da quelle tradizionali. Alle superiori ho imparato a lasciarmi scivolare addosso le critiche, smettendola di litigare con chiunque avesse qualcosa da ridire.
Ho frequentato l’indirizzo di falegnameria, ma per soli 3 anni. Decisi di smettere per motivazioni economiche e iniziai a fare il cameriere.
Più che la scuola, direi che sono stati il calcio e l’oratorio ad aiutarmi a socializzare. Infatti, fino a che non ho iniziato a lavorare, frequentavo spesso i miei amici dell’oratorio e i ragazzi con cui giocavo a calcio.
Quali sono ora le tue aspirazioni per il tuo futuro?
Non ho grandi sogni ma vorrei riuscire a finire la scuola serale e migliorare nel mio lavoro
di barista così da poter un giorno aprire un mio bar, essere indipendente dai miei genitori ed avere una famiglia mia. Spero di poter dare ai miei figli ciò che io non ho mai avuto.
Ti manca qualcosa dell'Ucraina?
Rimpiango le vecchie amicizie in particolare due amici con cui giocavo e trascorrevo il mio tempo.
Inoltre vorrei tornare in Ucraina per guardare in faccia coloro che hanno ucciso mio padre e mia sorella, e poter vedere la loro tomba.
Qual è il ricordo più bello che hai di tuo padre?
I ricordi che ho sono molto sfocati, visto che avevo solo cinque anni, ma ricordo con chiarezza che ogni pomeriggio, quando ritornava dal lavoro, mi portava il gelato.
Quali sono le tue caratteristiche che secondo te sono simili a quelle di tuo padre?
L'altruismo e il rispetto per gli altri. Sono protettivo nei confronti delle persone a me care o di quelle più piccole di me, anche se le conosco da poco.
Come ha influito la mancanza di tuo padre sulla tua crescita e educazione?
La mancanza di una figura paterna mi ha costretto a crescere precocemente, assumendomi responsabilità più grandi della mia età. Mi è mancata una persona autorevole che mi guidasse sulla giusta via. ...Anche nel fare la barba ho sentito la sua mancanza!
Ti senti un immigrato “fortunato”?
Mi sento più italiano che ucraino. Sicuramente vivendo in Italia ho avuto la possibilità di ricevere una formazione più elavata rispetto a quella ucraina ma avrei preferito un'infanzia “normale” con un padre la mio fianco in Ucraina.
Da quando sei in Italia come ti impegni socialmente?
Quando vedo per strada o in stazione un barbone, mi viene spontaneo donargli qualcosa anche se la mia situazione economica non è delle migliori.
Come aiuteresti coloro che provengono da paesi stranieri a integrarsi meglio in Italia?
Secondo me bisognerebbe insegnare loro la lingua in modo approfondito, perché si possano integrare, e allo stesso tempo bisognerebbe permettere loro di coltivare le proprie passioni, perché queste possono diventare punti di contatto con le persone.
Ad esempio la mia passione per il disegno mi ha aiutato a esprimere le mie emozioni facendole capire anche agli altri.
Hai affermato che uno degli aggettivi che ti rappresenta e ti descrive di più è "testardo". Come mai ti attribuisci questo aggettivo?
Mi definisco testardo perché quando mi pongo un obiettivo cerco di raggiungerlo sempre, con qualsiasi mezzo, sia in famiglia, che con gli amici e all'interno della società,
Cos'è per te la felicità?
La provo davvero in pochissime situazioni. Tuttavia rendere gli altri felici, o meglio vedere il loro sorriso, rende felice anche me.
Inoltre la felicità, per me, sta nelle piccole cose, nei piccoli gesti quotidiani e soprattutto nelle persone care che ho accanto e a cui tengo molto.
Nel corso di questi anni ho conosciuto molte persone le quali hanno la metà dei problemi che ho, e ho avuto, io e che tuttavia sono finite su “brutte” strade quali la droga, la delinquenza, l'alcol, il fumo ecc
Quindi alla fine se ho deciso di aprirmi e di rispondere a queste domande è per far sì che tutti conoscano la mia storia e che io sia fonte d'ispirazione per gli altri, perché possano affrontare al meglio delle situazioni magari simili alla mia.
Vengo dall'Ucraina
Quando sei nato?
Sono nato il 6 novembre 1998
Vai a scuola o lavori?
Faccio entrambe le cose. Lavoro come barista e inoltre frequento il serale presso l'IPSIA di Lissone, faccio economia aziendale.
Da quanto tempo sei in Italia? Quali motivi hanno spinto te e la tua famiglia a lasciare l'Ucraina?
Sono in Italia da quando avevo 5 anni, fui costretto a lasciare l'Ucraina per poter stare con mia madre dopo la morte di mio padre e di mia sorella. Mia madre, quando io avevo 5 anni, viveva già in Italia per motivi lavorativi, mentre io, mio padre e mia sorella vivevamo ancora in Ucraina. Un pomeriggio, mentre giocavo a calcio, a bordo campo c'erano mio padre e mia sorella che mi osservavano. Una macchina piena di uomini ubriachi li investì e entrambi morirono sul colpo. Da quel momento fui costretto a seguire mia madre in Italia.
Come hai vissuto la partenza?
Quando sono partito ho pianto tanto, ho dovuto lasciare tutti i miei amici e parenti, mi è dispiaciuto molto.
Che rapporto avevi con tua madre, dopo l'accaduto? E adesso?
Durante la mia infanzia non ho avuto una figura materna fissa di riferimento, visto che mia mamma era già in Italia. Con lei non ho mai avuto un rapporto stretto, e non ce l'ho neanche oggi, anche se tra di noi c'è sempre il rispetto.
Con chi vivi qui in Italia oltre a tua mamma?
Vivo insieme al suo compagno e a loro figlio.
Qual è il rapporto con il compagno di tua madre e con il tuo fratellastro?
Il rapporto con il mio patrigno non è stato semplice, ho dovuto accettare una figura maschile molto lontana dalle mie abitudini, ed essendo stato costretto a parlare solo l'italiano ho dimenticato gran parte della mia lingua d'origine. Con il mio fratellastro ho un rapporto particolare, perché a mio parere è viziato. Ho avuto molte discussioni in famiglia circa la sua educazione.
Oltre alla lingua hai perso anche le tradizioni del tuo paese d'origine?
Le tradizioni abbiamo cercato di mantenerle e di farle convivere con quelle cattoliche e italiane. Ad esempio io e mia madre, essendo ortodossi, festeggiamo il Natale il 6 gennaio, oltre che il 25 dicembre, e cuciniamo i nostri piatti tipici come il pollo in gelatina.
Come hai reagito al cambiamento culinario?
Su questo versante, non ho avuto difficoltà! Sia il cibo italiano sia quello ucraino sono molto buoni e non ho fatto fatica ad abituarmi.
In quali ambiti hai fatto fatica ad abituarti ai cambiamenti e perché?
Ho fatto molta fatica ad ambientarmi a scuola e ad approcciare la lingua italiana, per via dei numerosi tempi verbali e del diverso alfabeto, che presenta solo poche lettere uguali a quello che conoscevo io e con suoni completamente diversi.
Gli altri bambini spesso mi prendevano in giro perché arrivavo da lontano e non parlavo
correttamente.
Il tuo corso di studi è stato regolare? E la scuola ti ha aiutato a socializzare in qualche modo?
Ho frequentato due volte la prima elementare, la prima volta in Ucraina e la seconda Italia,
e ho trovato una grande differenza.
In Ucraina dovevo avere i capelli molto corti e indossare sempre la divisa. Lì, per chi trasgrediva alle regole, la punizione era la frusta.
Qui in Italia mi sono trovato bene con la scuola, sia alle elementari che alle medie, e non ho mai avuto difficoltà se non inizialmente. Però, come ho detto, venivo spesso preso in giro, anche perché avevo una famiglia diversa da quelle tradizionali. Alle superiori ho imparato a lasciarmi scivolare addosso le critiche, smettendola di litigare con chiunque avesse qualcosa da ridire.
Ho frequentato l’indirizzo di falegnameria, ma per soli 3 anni. Decisi di smettere per motivazioni economiche e iniziai a fare il cameriere.
Più che la scuola, direi che sono stati il calcio e l’oratorio ad aiutarmi a socializzare. Infatti, fino a che non ho iniziato a lavorare, frequentavo spesso i miei amici dell’oratorio e i ragazzi con cui giocavo a calcio.
Quali sono ora le tue aspirazioni per il tuo futuro?
Non ho grandi sogni ma vorrei riuscire a finire la scuola serale e migliorare nel mio lavoro
di barista così da poter un giorno aprire un mio bar, essere indipendente dai miei genitori ed avere una famiglia mia. Spero di poter dare ai miei figli ciò che io non ho mai avuto.
Ti manca qualcosa dell'Ucraina?
Rimpiango le vecchie amicizie in particolare due amici con cui giocavo e trascorrevo il mio tempo.
Inoltre vorrei tornare in Ucraina per guardare in faccia coloro che hanno ucciso mio padre e mia sorella, e poter vedere la loro tomba.
Qual è il ricordo più bello che hai di tuo padre?
I ricordi che ho sono molto sfocati, visto che avevo solo cinque anni, ma ricordo con chiarezza che ogni pomeriggio, quando ritornava dal lavoro, mi portava il gelato.
Quali sono le tue caratteristiche che secondo te sono simili a quelle di tuo padre?
L'altruismo e il rispetto per gli altri. Sono protettivo nei confronti delle persone a me care o di quelle più piccole di me, anche se le conosco da poco.
Come ha influito la mancanza di tuo padre sulla tua crescita e educazione?
La mancanza di una figura paterna mi ha costretto a crescere precocemente, assumendomi responsabilità più grandi della mia età. Mi è mancata una persona autorevole che mi guidasse sulla giusta via. ...Anche nel fare la barba ho sentito la sua mancanza!
Ti senti un immigrato “fortunato”?
Mi sento più italiano che ucraino. Sicuramente vivendo in Italia ho avuto la possibilità di ricevere una formazione più elavata rispetto a quella ucraina ma avrei preferito un'infanzia “normale” con un padre la mio fianco in Ucraina.
Da quando sei in Italia come ti impegni socialmente?
Quando vedo per strada o in stazione un barbone, mi viene spontaneo donargli qualcosa anche se la mia situazione economica non è delle migliori.
Come aiuteresti coloro che provengono da paesi stranieri a integrarsi meglio in Italia?
Secondo me bisognerebbe insegnare loro la lingua in modo approfondito, perché si possano integrare, e allo stesso tempo bisognerebbe permettere loro di coltivare le proprie passioni, perché queste possono diventare punti di contatto con le persone.
Ad esempio la mia passione per il disegno mi ha aiutato a esprimere le mie emozioni facendole capire anche agli altri.
Hai affermato che uno degli aggettivi che ti rappresenta e ti descrive di più è "testardo". Come mai ti attribuisci questo aggettivo?
Mi definisco testardo perché quando mi pongo un obiettivo cerco di raggiungerlo sempre, con qualsiasi mezzo, sia in famiglia, che con gli amici e all'interno della società,
Cos'è per te la felicità?
La provo davvero in pochissime situazioni. Tuttavia rendere gli altri felici, o meglio vedere il loro sorriso, rende felice anche me.
Inoltre la felicità, per me, sta nelle piccole cose, nei piccoli gesti quotidiani e soprattutto nelle persone care che ho accanto e a cui tengo molto.
Nel corso di questi anni ho conosciuto molte persone le quali hanno la metà dei problemi che ho, e ho avuto, io e che tuttavia sono finite su “brutte” strade quali la droga, la delinquenza, l'alcol, il fumo ecc
Quindi alla fine se ho deciso di aprirmi e di rispondere a queste domande è per far sì che tutti conoscano la mia storia e che io sia fonte d'ispirazione per gli altri, perché possano affrontare al meglio delle situazioni magari simili alla mia.