Intervista di Gaia Filippini e Rebecca Lombardo
I: Come ti chiami e qual è il tuo paese d’origine?
A: Mi chiamo André ho ventitré anni, il mio paese d’origine è il Perù. Sono nato a Lima.
I: Quando sei arrivato in Italia?
A: Vivo a Milano dal 2006 dall’età di nove anni, quando mia mamma aveva già un lavoro stabile qua in Italia. Infatti il primo membro della famiglia a spostarsi è stata proprio lei per garantire un futuro migliore sia a me che a mio fratello, dato che era ed è tuttora lei che gestisce da sola la famiglia, non avendo mai avuto una figura di supporto al suo fianco, dato che mio padre l'ha lasciata quando ha saputo che era incinta di me. A differenza di me, mio fratello che è più grande ed è arrivato in Italia quando aveva già diciotto anni, non è stato capace di adattarsi in maniera completa all’Italia per cui quando ha compiuto ventitré anni, nel 2011,è ritornato in Perù.
I: Come hai vissuto il distacco da tuo fratello? È stato difficile separarsi da lui?
A: A dir la verità, non più di tanto perché avendo molti anni di differenza non andavamo molto d'accordo. Lui aveva un modo tutto suo di pensare e vedere le cose, completamente diverso dal mio. Quindi quando se n'è andato non ho sentito più di tanto il distacco, almeno all'inizio. Caratterialmente siamo proprio diversi, poi abbiamo anche due storie differenti e anche il padre non è lo stesso. Probabilmente questa è l'unica cosa che ci accomuna e che ci ha unito, il fatto di non avere un padre. Il suo infatti è morto, mentre il mio non sono mai riuscito a conoscerlo di persona.
I: Hai mai provato a contattare tuo padre?
A: Sì, un paio di volte. La prima quando avevo quattordici anni. Infatti avevo scaricato apposta Facebook per cercarlo e poterlo contattare. Ho provato ad inviargli un messaggio, ma mi ha subito bloccato. Ovviamente, ho lasciato passare del tempo prima di fare un altro tentativo, perché sentivo ancora di avere una possibilità con lui e non avevo perso del tutto la speranza. Quindi due anni fa, ho trovato su internet il suo numero telefonico, l'ho chiamato ma da parte sua vedevo che non c'era interesse e quindi ho preso la decisione di tagliare i contatti con lui.
I: Come mai tua madre ha scelto proprio l'Italia come paese per trasferirsi, al fine di farvi avere un futuro sicuro e stabile?
A: Allora, innanzitutto il primo a venire in Italia in realtà è stato mio nonno, quando nel 1990 venne in Italia per i mondiali, essendo un fan del calcio. È stato proprio per mezzo di questo evento che ha avuto modo di conoscere e visitare l'Italia, innamorandosene al punto di volersi trasferire proprio a Milano. Quindi l'anno seguente lo ha raggiunto anche mia nonna ed insieme hanno vissuto qui fino al 2000. Successivamente, presero la decisione di tornare in Perù, anche se in realtà fu principalmente mia nonna che voleva tornare nel paese d'origine, essendo ancora molto legata alla cultura e alle tradizioni del sud America. Quindi dovendo lasciare il suo lavoro, propose a mia madre di trasferirsi a Milano e di prendere il suo posto. Così mia madre non si è fatta sfuggire l'occasione ed è partita per raggiungere l'Italia.
I: Prima di trasferirti in Italia con chi vivevi visto che tua madre era già a Milano?
A: Vivevo solo con mia nonna, dato che all'epoca si era separata da mio nonno, che per me ha svolto il ruolo di madre ed è stata la figura di riferimento principale a cui rivolgermi, con noi viveva anche mio fratello ma siccome era adolescente non c'era quasi mai a casa. Mia nonna mi ha insegnato un sacco di cose. Infatti è con lei che ho imparato a leggere, scrivere, e anche a disegnare ed ora è una delle mie passioni, oltre alla fotografia. Devo dire che si è sempre preoccupata della mia salute ed è stata premurosa nei miei confronti. Poi, le nonne sappiamo bene come sono… ci coccolano fin troppo!
I: Tua nonna ti ha mai parlato dell'Italia?
A: Sì, me ne parlava spesso. Mi mostrava anche l'album delle fotografie con le foto che aveva scattato in Italia, raccontandomi quello che aveva vissuto. Ricordo anche che mi ha insegnato l'alfabeto, i numeri e i giorni della settimana in italiano.
I: Come ti sei integrato nell’ambiente sociale italiano?
A: Ero molto piccolo così ho frequentato le elementari e le medie in Italia, dopo ho scelto di studiare grafica, tuttavia ho abbandonato al terzo anno poiché volevo diventare indipendente dal punto di vista economico. Il mio primo impiego l’ho trovato presso un’agenzia di viaggi. Durante il periodo scolastico ho trascorso momenti difficili siccome venivo discriminato sia per il colore della mia pelle sia per il mio accento chiaramente non italiano.
I: Come è stato stringere le prime relazioni e amicizie qui in Italia?
A: Trovare degli amici è stato veramente difficile. La causa principale è stata la lingua. Quando sono arrivato in Italia poi era estate, e devo dire che è stata la più noiosa della mia vita perché non conoscendo nessuno e non sapendo parlare bene l'italiano, sono rimasto in casa tutto il giorno con mio fratello a guardare la televisione anche se le trasmissioni in onda erano in Italiano e non capivo quasi niente, mentre mia mamma lavorava. Le prime relazioni sono nate proprio nel condominio dove abitavo con i bambini dei miei vicini di casa che hanno cercato di inserirmi e farmi giocare con loro, nonostante non capissero la mia lingua e viceversa. Perché infondo quando si è piccoli, non si guardando le differenze che ci sono, vuoi per il colore della pelle, che per la lingua, l'unico obiettivo che si ha da bambini è quello di giocare e stare bene insieme.
I: Il più grande sogno che avevi da bambino?
A: Diciamo che non avevo grandi sogni. Desideravo solo essere felice. Se penso alla mia infanzia, i ricordi negativi sono sicuramente di più di quelli positivi. Perché crescere fin da piccolo senza genitori, mi ha reso una persona insicura e quello che desideravo veramente era di avere una famiglia proprio come tutti gli altri bambini. Poi, crescendo ho capito che alla fine la famiglia non deve essere per forza formata da persone che hanno il tuo stesso sangue. La famiglia per me è quella fatta da amici che ci sono sempre, sia per condividere qualcosa di importante e felice, sia nei momenti bui. Oggi posso affermare con sicurezza di averne finalmente trovata una e ne sono contentissimo.
I: Attualmente dove lavori?
A: Ho cambiato lavoro infatti lavoro come barman in un bar della Diesel a Milano. Oltre a lavorare coltivo la mia grande passione che è la fotografia infatti ho anche una macchina professionale.
I: L’America Latina ha una cultura così diversa rispetto a quella italiana?
A: Sì, tuttavia sono stato capace di abituarmi ai modi di fare e agli usi e costumi italiani anche perché quando sono arrivato a Milano ero in fondo ancora un bambino. All’inizio è stato complesso soprattutto per quanto riguarda l’aspetto della lingua.
I: Invece tu sei mai ritornato nel tuo paese d’origine?
A: Sì, l’anno scorso. Volevo andare a riscoprire in maniera approfondita i luoghi in cui la mia famiglia ha origine e dove ho trascorso la mia infanzia. In futuro vorrei di nuovo tornare in Perù solo per brevi viaggi poiché ormai mi sento integrato alla cultura italiana.
I: Cosa diresti a chi arriva oggi in Italia?
A: Direi che l'Italia può offrire molte possibilità e opportunità sia nell'istruzione, anche se io non ho continuato le scuole, e sia nell'ambito lavorativo. Il fatto anche di conoscere una nuova cultura e lingua ti apre la mente e il consiglio che do vivamente è quello di cercare il meglio per il proprio futuro e per riscattarsi e soprattutto di sapersi integrare, ma di non abbandonare mai le tradizioni e la cultura del proprio paese d'origine.
I: Ci racconti alcune tradizioni del Perù? E quale di queste ti piace di più?
A: Ogni regione del Perù ha delle tradizioni diverse, tra cui i balli tipici con costumi molto colorati e caratteristici del posto. La tradizione che mi piace di più però è quella dello Street food, infatti in ogni angolo della strada ci sono degli carrettillas, che sarebbero dei piccoli carri dove viene esposta e venduta ogni genere di pietanza, dal salato ai dolci, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Questa è quella che mi manca di più come tradizione.
I: Hai detto che l'anno scorso sei ritornato in Perù. Quale è stata la prima cosa che hai fatto? Sei riuscito a rivedere tua nonna?
A: Sì, esatto. Per prima cosa, sono andato dai miei nonni perché sentivo il desiderio di poterli riabbracciare e parlare con loro dopo tanto tempo. Rivedere mia nonna è stato emozionante e vederci dopo tanti anni è stato bellissimo, dato che parlavamo solo per telefono. Ho avuto anche l'occasione di conoscere mia nipote, figlia di mio fratello e ci siamo anche un po’ riavvicinati. Quindi la prima settimana l'ho dedicata praticamente ai parenti, mentre quella successiva ho viaggiato da solo, anche se mi sarebbe piaciuto essere con qualcuno, per il Perù , alla ricerca delle mie origini. È stata un'esperienza fantastica, che ripeterò a breve.
A: Mi chiamo André ho ventitré anni, il mio paese d’origine è il Perù. Sono nato a Lima.
I: Quando sei arrivato in Italia?
A: Vivo a Milano dal 2006 dall’età di nove anni, quando mia mamma aveva già un lavoro stabile qua in Italia. Infatti il primo membro della famiglia a spostarsi è stata proprio lei per garantire un futuro migliore sia a me che a mio fratello, dato che era ed è tuttora lei che gestisce da sola la famiglia, non avendo mai avuto una figura di supporto al suo fianco, dato che mio padre l'ha lasciata quando ha saputo che era incinta di me. A differenza di me, mio fratello che è più grande ed è arrivato in Italia quando aveva già diciotto anni, non è stato capace di adattarsi in maniera completa all’Italia per cui quando ha compiuto ventitré anni, nel 2011,è ritornato in Perù.
I: Come hai vissuto il distacco da tuo fratello? È stato difficile separarsi da lui?
A: A dir la verità, non più di tanto perché avendo molti anni di differenza non andavamo molto d'accordo. Lui aveva un modo tutto suo di pensare e vedere le cose, completamente diverso dal mio. Quindi quando se n'è andato non ho sentito più di tanto il distacco, almeno all'inizio. Caratterialmente siamo proprio diversi, poi abbiamo anche due storie differenti e anche il padre non è lo stesso. Probabilmente questa è l'unica cosa che ci accomuna e che ci ha unito, il fatto di non avere un padre. Il suo infatti è morto, mentre il mio non sono mai riuscito a conoscerlo di persona.
I: Hai mai provato a contattare tuo padre?
A: Sì, un paio di volte. La prima quando avevo quattordici anni. Infatti avevo scaricato apposta Facebook per cercarlo e poterlo contattare. Ho provato ad inviargli un messaggio, ma mi ha subito bloccato. Ovviamente, ho lasciato passare del tempo prima di fare un altro tentativo, perché sentivo ancora di avere una possibilità con lui e non avevo perso del tutto la speranza. Quindi due anni fa, ho trovato su internet il suo numero telefonico, l'ho chiamato ma da parte sua vedevo che non c'era interesse e quindi ho preso la decisione di tagliare i contatti con lui.
I: Come mai tua madre ha scelto proprio l'Italia come paese per trasferirsi, al fine di farvi avere un futuro sicuro e stabile?
A: Allora, innanzitutto il primo a venire in Italia in realtà è stato mio nonno, quando nel 1990 venne in Italia per i mondiali, essendo un fan del calcio. È stato proprio per mezzo di questo evento che ha avuto modo di conoscere e visitare l'Italia, innamorandosene al punto di volersi trasferire proprio a Milano. Quindi l'anno seguente lo ha raggiunto anche mia nonna ed insieme hanno vissuto qui fino al 2000. Successivamente, presero la decisione di tornare in Perù, anche se in realtà fu principalmente mia nonna che voleva tornare nel paese d'origine, essendo ancora molto legata alla cultura e alle tradizioni del sud America. Quindi dovendo lasciare il suo lavoro, propose a mia madre di trasferirsi a Milano e di prendere il suo posto. Così mia madre non si è fatta sfuggire l'occasione ed è partita per raggiungere l'Italia.
I: Prima di trasferirti in Italia con chi vivevi visto che tua madre era già a Milano?
A: Vivevo solo con mia nonna, dato che all'epoca si era separata da mio nonno, che per me ha svolto il ruolo di madre ed è stata la figura di riferimento principale a cui rivolgermi, con noi viveva anche mio fratello ma siccome era adolescente non c'era quasi mai a casa. Mia nonna mi ha insegnato un sacco di cose. Infatti è con lei che ho imparato a leggere, scrivere, e anche a disegnare ed ora è una delle mie passioni, oltre alla fotografia. Devo dire che si è sempre preoccupata della mia salute ed è stata premurosa nei miei confronti. Poi, le nonne sappiamo bene come sono… ci coccolano fin troppo!
I: Tua nonna ti ha mai parlato dell'Italia?
A: Sì, me ne parlava spesso. Mi mostrava anche l'album delle fotografie con le foto che aveva scattato in Italia, raccontandomi quello che aveva vissuto. Ricordo anche che mi ha insegnato l'alfabeto, i numeri e i giorni della settimana in italiano.
I: Come ti sei integrato nell’ambiente sociale italiano?
A: Ero molto piccolo così ho frequentato le elementari e le medie in Italia, dopo ho scelto di studiare grafica, tuttavia ho abbandonato al terzo anno poiché volevo diventare indipendente dal punto di vista economico. Il mio primo impiego l’ho trovato presso un’agenzia di viaggi. Durante il periodo scolastico ho trascorso momenti difficili siccome venivo discriminato sia per il colore della mia pelle sia per il mio accento chiaramente non italiano.
I: Come è stato stringere le prime relazioni e amicizie qui in Italia?
A: Trovare degli amici è stato veramente difficile. La causa principale è stata la lingua. Quando sono arrivato in Italia poi era estate, e devo dire che è stata la più noiosa della mia vita perché non conoscendo nessuno e non sapendo parlare bene l'italiano, sono rimasto in casa tutto il giorno con mio fratello a guardare la televisione anche se le trasmissioni in onda erano in Italiano e non capivo quasi niente, mentre mia mamma lavorava. Le prime relazioni sono nate proprio nel condominio dove abitavo con i bambini dei miei vicini di casa che hanno cercato di inserirmi e farmi giocare con loro, nonostante non capissero la mia lingua e viceversa. Perché infondo quando si è piccoli, non si guardando le differenze che ci sono, vuoi per il colore della pelle, che per la lingua, l'unico obiettivo che si ha da bambini è quello di giocare e stare bene insieme.
I: Il più grande sogno che avevi da bambino?
A: Diciamo che non avevo grandi sogni. Desideravo solo essere felice. Se penso alla mia infanzia, i ricordi negativi sono sicuramente di più di quelli positivi. Perché crescere fin da piccolo senza genitori, mi ha reso una persona insicura e quello che desideravo veramente era di avere una famiglia proprio come tutti gli altri bambini. Poi, crescendo ho capito che alla fine la famiglia non deve essere per forza formata da persone che hanno il tuo stesso sangue. La famiglia per me è quella fatta da amici che ci sono sempre, sia per condividere qualcosa di importante e felice, sia nei momenti bui. Oggi posso affermare con sicurezza di averne finalmente trovata una e ne sono contentissimo.
I: Attualmente dove lavori?
A: Ho cambiato lavoro infatti lavoro come barman in un bar della Diesel a Milano. Oltre a lavorare coltivo la mia grande passione che è la fotografia infatti ho anche una macchina professionale.
I: L’America Latina ha una cultura così diversa rispetto a quella italiana?
A: Sì, tuttavia sono stato capace di abituarmi ai modi di fare e agli usi e costumi italiani anche perché quando sono arrivato a Milano ero in fondo ancora un bambino. All’inizio è stato complesso soprattutto per quanto riguarda l’aspetto della lingua.
I: Invece tu sei mai ritornato nel tuo paese d’origine?
A: Sì, l’anno scorso. Volevo andare a riscoprire in maniera approfondita i luoghi in cui la mia famiglia ha origine e dove ho trascorso la mia infanzia. In futuro vorrei di nuovo tornare in Perù solo per brevi viaggi poiché ormai mi sento integrato alla cultura italiana.
I: Cosa diresti a chi arriva oggi in Italia?
A: Direi che l'Italia può offrire molte possibilità e opportunità sia nell'istruzione, anche se io non ho continuato le scuole, e sia nell'ambito lavorativo. Il fatto anche di conoscere una nuova cultura e lingua ti apre la mente e il consiglio che do vivamente è quello di cercare il meglio per il proprio futuro e per riscattarsi e soprattutto di sapersi integrare, ma di non abbandonare mai le tradizioni e la cultura del proprio paese d'origine.
I: Ci racconti alcune tradizioni del Perù? E quale di queste ti piace di più?
A: Ogni regione del Perù ha delle tradizioni diverse, tra cui i balli tipici con costumi molto colorati e caratteristici del posto. La tradizione che mi piace di più però è quella dello Street food, infatti in ogni angolo della strada ci sono degli carrettillas, che sarebbero dei piccoli carri dove viene esposta e venduta ogni genere di pietanza, dal salato ai dolci, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Questa è quella che mi manca di più come tradizione.
I: Hai detto che l'anno scorso sei ritornato in Perù. Quale è stata la prima cosa che hai fatto? Sei riuscito a rivedere tua nonna?
A: Sì, esatto. Per prima cosa, sono andato dai miei nonni perché sentivo il desiderio di poterli riabbracciare e parlare con loro dopo tanto tempo. Rivedere mia nonna è stato emozionante e vederci dopo tanti anni è stato bellissimo, dato che parlavamo solo per telefono. Ho avuto anche l'occasione di conoscere mia nipote, figlia di mio fratello e ci siamo anche un po’ riavvicinati. Quindi la prima settimana l'ho dedicata praticamente ai parenti, mentre quella successiva ho viaggiato da solo, anche se mi sarebbe piaciuto essere con qualcuno, per il Perù , alla ricerca delle mie origini. È stata un'esperienza fantastica, che ripeterò a breve.